A cura di Lorenzo Grassi
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Nel 2014 un esame della documentazione storica e cartografica, unito al rilievo di alcune evidenze ancora presenti sul territorio e ad una testimonianza orale tramandata nel tempo, aveva fatto ipotizzare che la batteria decisiva per l’apertura della Breccia di Porta Pia il 20 settembre 1870 – ovvero la 5ª batteria del 9° reggimento di artiglieria della riserva, sotto il comando del Capitano Giacomo Segre – fosse stata schierata su un “pincetto” ancora esistente al centro del grande edificio con ingresso principale al civico 133 della via Nomentana (“Porta Pia, trovata la collina del fuoco che aprì la breccia” di Laura Larcan, Il Messaggero 20 aprile 2014). Nuovi approfondimenti documentali, svolti nel corso del 2019 e del 2020 in vista del 150° anniversario dell’evento, hanno permesso però di rettificare la precedente erronea ipotesi, arrivando ad una identificazione certa dell’esatta localizzazione della 5ª batteria del Capitano Segre.
Senza entrare in eccessivi dettagli delle complesse manovre militari legate alla Presa di Porta Pia, si riportano alcuni cenni per sottolineare l’importanza del ruolo svolto dalla batteria del Capitano Segre negli eventi della giornata del 20 settembre 1870. Nell’ordine del giorno n.174 emesso in località Casal de’ Pazzi il 19 settembre 1870 – riportato nel libro “La fine dell’Esercito Pontificio”, a cura del colonnello Vigevano (Stabilimento Poligrafico, 1920) – i comandi militari avevano precisato che: “Il vero attacco sarà fatto alle Porte Pia e Salaria, cioè dalle Divisioni Maze e Cosenz, preparandolo col tiro in breccia delle batterie ed artiglieria da posizioni della riserva, 9° Regg.to Brigata Maggiore Pelloux, cioè quinta, sesta e ottava Batteria”.
Il Capitano Giacomo Segre, di origini piemontesi e di religione ebraica (nato il 7 marzo 1839 a Saluzzo e morto il 9 ottobre 1894 a Chieri) all’alba del 20 settembre 1870 aveva messo in posizione la 5ª batteria pesante della riserva (con pezzi di grosso calibro da 121,2 mm). La batteria aprì il fuoco alle 5.20 e alle 10 – anche se già un’ora prima la reazione papalina era stata ridotta al silenzio – la Breccia era praticabile per 30 metri. Il Capitano Segre fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare “per la splendida direzione data al fuoco della sua batteria”.
Nella sua relazione sugli eventi – riportata nel libro “Il Generale Roberto Segre – Come una granata spezzata nel tempo” di Antonino Zarcone (Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, 2014) – Giacomo Segre scrisse: “Si aveva l’ordine di non rispondere al fuoco nemico ma di procurare che la breccia fosse resa praticabile il più sollecitamente possibile. La favorevole posizione occupata e la relativa vicinanza dello scopo che si aveva di mira di battere, resero efficacissimo il fuoco della batteria, alla quale fu di certo dovuta quasi esclusivamente l’apertura della Breccia di Porta Pia“.
I difensori papalini concentrarono proprio sulla 5ª batteria il fuoco della loro fucileria, tanto da infliggere perdite gravi (sacrificarono le loro giovani vite il Luogotenente Cesare Paoletti e i Caporali artiglieri Carlo Corsi e Michele Plazzoli). Nella lettera scritta a caldo il 21 settembre 1870 dal Capitano Giacomo Segre e indirizzata alla sua fidanzata e futura moglie Annetta, si legge: “Mia amatissima Annetta, ieri fu giornata abbastanza calda. Contro la mia aspettazione, le truppe pontificie fecero resistenza e si dovette coi cannoni aprire la breccia che poi fu presa d’assalto dalla fanteria e bersaglieri. La mia batteria prese parte all’azione e se ne levò con onore. Rimase morto un caporale, ferito gravemente il mio tenente che morì stamane. Povero bel giovinottino di ventiquattro anni! Feriti ugualmente altro caporale che forse non camperà fino a stasera, e più leggermente altri quattro cannonieri. Basta, Roma è nostra e domani andrò a visitarla. Io continuo a star bene e non ti so dire con quanta soddisfazione abbia ricevuto la tua ultima lettera. Dopo tanto tempo! L’ho letta e riletta, e la portavo addosso quando andai al combattimento, a cui si marcia allegramente ma colla recondita apprensione che si sa che vi si va, ma non si sa se si avrà la fortuna di ritornarne. Fu un talismano che mi preguardò da quel nuvolo di palle che mi fischiavano d’ attorno”.
La dislocazione della batteria del Capitano Segre è desumibile sia da elementi cartografici che da memoriali con testimonianze dell’epoca. Il principale riferimento cartografico è quello del “Piano di attacco alla città di Roma del 20 settembre 1870”. In esso è evidenziato con il numero romano V il posizionamento subito al di sotto della Villa Albani. Per i riferimenti documentali, spicca la relazione a S.E. il Ministro della Guerra scritta dal Generale Raffaele Cadorna per riferire delle “Operazioni militari del 4° Corpo d’Esercito nelle provincie già Pontificie dal 10 al 20 settembre 1870” (Voghera Carlo Tipografo, Firenze 1870). In tale relazione – sintetizzata anche nel Fascicolo I delle Memorie storiche militari pubblicato nel giugno 1910 dall’Ufficio storico del Comando del Corpo di Stato Maggiore – si precisa che: “Le truppe erano disposte in modo da formare due colonne d’attacco, aventi per obbiettivo l’una la Porta Pia, e l’altra la breccia che l’artiglieria di posizione doveva aprire nelle mura. (…) Le truppe della riserva giungevano pure verso le 5 alle loro posizioni. Dalla brigata d’artiglieria di riserva venivano postate due batterie sopra un piccolo altipiano dietro la Villa Macciolini, a 1.000 metri dalla cinta, l’altra batteria venne stabilita a Villa Albani a 400 metri circa dalla cinta stessa. Scopo di queste batterie era quello di aprire e rendere accessibile una breccia nel muro di cinta a destra del primo torrione vecchio che s’incontra alla destra di Porta Pia. Il mio quartier generale si trasferiva pure verso le 5 alla Cascina Bonesi, località già a tal uopo indicata alle divisioni. Ma poco dopo, parendomi detto posto non troppo adatto per ben sorvegliare e dirigere l’andamento dell’azione, mi recava alla Villa Albani, donde, sia per l’elevazione, sia per la vicinanza alle mura, io poteva meglio scorgere i progressi dei nostri tiri contro le mura stesse, ed essere in caso di provvedere più prontamente a qualunque evenienza, ed a designare il momento dell’assalto, là dove aveva luogo l’attacco principale tra le due porte Pia e Salara”.
E Cadorna prosegue: “Alle 5, essendosi pronunciato l’attacco sulla sinistra, poco dopo le artiglierie delle due divisioni Mazé e Cosenz e della riserva aprirono il loro fuoco. In poche ore l’artiglieria nemica fu smontata e la batteria ridotta a tale da non potersi più tenere. Incominciavasi allora dai difensori della piazza, e mantenevasi ben nutrito, un fuoco di fucileria lungo tutto il tratto di cinta fronteggiato dalle due divisioni. (…) Il generale Cosenz, avendo osservato come i difensori della città disturbassero coi tiri di moschetteria, specialmente la batteria di posizione situata a Villa Albani, ordinava che buoni tiratori del 34° bersaglieri e 19° fanteria si fossero avanzati fin presso le mura, ed avessero aperto il fuoco contro i papalini, impedendo così a questi di prender di mira gli artiglieri, per rispondere a loro. (…) Frattanto l’artiglieria continuava con molto successo la sua opera. I tiri sempre più ben diretti delle batterie di posizione avevano in poche ore rotto il muro di cinta nel punto designato, aprendovi una lunga breccia, che non si trattava più che di rendere praticabile”.
Nel Fascicolo I delle Memorie storiche militari pubblicato nel giugno 1910 dall’Ufficio storico del Comando del Corpo di Stato Maggiore, si rimarca che: “La 5ª batteria del 9° reggimento, condotta in posizione dal comandante della brigata maggiore Pelloux, si collocò a Villa Albani, a 550 metri dalla cinta, le altre due, cioè la 6ª e l’8ª su di un altipiano a nord di Villa Macciolini a 750 metri dalla cinta stessa. Il generale Cadorna si fermò a Villa Albani, donde avea larga vista sul terreno antistante. Al centro, le tre batterie da posizione della riserva e le altre due dell’11ª divisione incominciarono a battere in breccia il tratto di cinta già stabilito e più di tutte contribuì alla rovina della muraglia la 5ª batteria (Capitano Segre) per la breve distanza onde era separata dal bersaglio”. Sono da citare, infine, il rapporto scritto dal Generale Enrico Cosenz (Comandante dell’11ª divisione) a proposito degli effetti ottenuti dalla 5ª batteria: “Per quanto questa non dipendesse dai miei ordini, pur tuttavia avendo avuto luogo di osservarla da vicino, mi sento il dovere di lodarne la bravura e la perizia per gli ammirabili effetti prodotti”. E la relazione del Maggiore Luigi Pelloux (Comandante della Brigata di artiglieria della Riserva): “La 5ª, portata dal sottoscritto nella posizione scelta in Villa Albani ebbe, coi suoi tiri, gli effetti i più utili che si potessero immaginare. Essa batteria dovette però soggiacere a qualche perdita. Il Luogotenente signor Paoletti gravemente ferito, è morto questa mane alle ore 2 ant. Un caporale morto, un caporale gravissimamente ferito, e 3 cannonieri feriti. (…) La batteria meritò gli applausi di quanti poterono osservare la calma, la tranquillità ed il sangue freddo coi quali il fuoco veniva eseguito”. Asserzioni ribadite nel suo libro “Quelques souvenirs de ma vie”.
Lo schieramento della 5ª batteria, come già accennato, è riportato nella cartografia del “Piano di attacco alla città di Roma del 20 settembre 1870”, dove è evidenziato con il numero romano V il posizionamento subito davanti e al di sotto della Villa Albani. La favorevole ed efficace posizione di tiro di Villa Albani – poco distante e in collimazione altimetrica con il tratto di Mura adiacente Porta Pia – e la presenza di un agevole terrapieno sono testimoniati artisticamente in una “Veduta di Villa Albani” realizzata da François Morel in data non antecedente al 1784 e ispirata ad una precedente opera di Jacob Philipp Hackert del 1779.
Il terrapieno dello schieramento della 5ª batteria è stato modificato dalla vorticosa evoluzione urbanistica ed edilizia della zona circostante Villa Albani. È comunque identificabile con la fascia di edifici moderni che sono stati realizzati nel tempo tra via Savoia e via di Villa Albani (Municipio II), come evidenziato nei rendering su vedute aeree. Come notazione finale, è da ricordare che sempre a Villa Albani, nella stessa giornata del 20 settembre 1870, fu poi ospitata la firma della capitolazione per la resa della Piazza di Roma stipulata fra il Comandante Generale delle Truppe di S.M. il Re d’Italia e il Comandante Generale delle Truppe Pontificie, rispettivamente rappresentati dai Capi di Stato Maggiore Primerano e Rivalta.