A cura di Lorenzo Grassi
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Questa storia inizia con una scoperta casuale. Due strani mattoncini “emersi” dalla scrostatura del muretto laterale della scalinata che dal laghetto superiore sale verso largo Gianni Grassi nel parco romano di Villa Ada. Due “refrattari rossi” con la sigla “FVR”, ovvero prodotti dalla storica Fornace Valoriani, ancora in attività e che affonda le sue radici nel lontano 1890 nel territorio fiorentino a Figline Valdarno. Specializzata nel cotto refrattario, a seguito della scoperta di un’ottima cava di argilla adatta a questo scopo, ha legato il suo successo originario ai mattoni per la costruzione artigianale di forni da pane, evolvendosi poi con i forni a legna prefabbricati e intercettando infine l’esplosione del “fenomeno pizza”. Così oggi i forni Valoriani sono un’eccellenza del “Made in Italy” esportata in tutto il mondo.
Tornando ai due mattoncini rossi, la mente corre subito a Margherita di Savoia, moglie di Re Umberto I e prima Regina consorte d’Italia, e alla rinomata pizza che si dice porti il suo nome e sia stata inventata in suo onore. Ma, oltre ad essere una leggenda sbugiardata da tempo, purtroppo non tornano neanche le circostanze temporali per vagheggiare una pizza “Margherita” cotta in forno a Villa Ada. Infatti alla morte di Re Vittorio Emanuele II, nel 1878, i Savoia con Umberto I lasciarono la proprietà del parco – mentre in quegli anni nasceva la ditta Valoriani – e la villa fu riacquistata solo nel 1904 da Vittorio Emanuele III con la Regina Elena.
A Villa Ada, però, sono presenti tracce di almeno due forni campestri. Il primo, quasi completamente ricoperto dai rovi, si trova sul retro dell’edificio centrale delle Scuderie Reali, che ospitavano i cavalli di Casa Savoia. Il forno appare però di fattura abbastanza moderna e costruito con l’utilizzo anche di materiali di recupero.
Il secondo forno campestre, invece, si trova presso i ruderi immersi nella boscaglia di uno degli edifici che erano presenti in passato sul versante del Colle del Roccolo che affaccia verso via Anna Magnani e via Giacinta Pezzana. Nel Catasto Gregoriano la costruzione veniva indicata come “casa con vigna” e attribuita alle proprietà di Francesco Massimigliano, confinanti con quelle della rinomata casata dei Del Bufalo. In questo caso la struttura appare integra e il forno mostra un’elegante fattura, con la cupola in mattoncini perfettamente conservata. Chissà se i due refrattari rossi della Fornace Valoriani provengono da una di queste due strutture, oppure da altri forni campestri che sicuramente erano presenti nel parco.