A cura di Lorenzo Grassi
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[ ATTENZIONE: questa ricerca è attualmente in fase di aggiornamento dopo il rinvenimento di ulteriore documentazione storica ]
Una storia vera accaduta in Abruzzo durante la Seconda guerra mondiale, ma che sembra inventata da un fantasioso romanziere. Ne sono protagonisti un giovane pilota texano nato nel 1915 a Dallas, negli Stati Uniti d’America, ma arruolato nelle Forze aeree del Canada, degli abili artigiani forgiatori di stampi per fragranti ferratelle nel paese di Rocca di Mezzo nell’aquilano e persino un Papa, Giovanni Paolo II. Quel Karol Wojtyla innamorato delle montagne abruzzesi e proclamato Santo nel 2014.
Tutto ha inizio intorno alle ore 13 di giovedì 2 marzo 1944, con il 28enne John Harvey “Crash” Curry che nella base aerea molisana di Canne – una delle cinque costruite dagli Alleati nei pressi del Comune di Campomarino (CB), una decina di chilometri a Sud-Est di Termoli – sale a bordo del suo Spitfire dell’80° Squadrone della Royal Canadian Air Force, accende i motori e decolla per una missione di “ricognizione nell’area di Rieti” nel Lazio. Ma chi era Curry? E cosa ci faceva un pilota statunitense alla cloche di un velivolo della RCAF? Giovanissimo aveva conseguito in Texas la licenza di pilota civile, diventando poi istruttore in un piccolo aeroporto che gestiva a Dallas e dilettandosi in voli acrobatici e lavoretti di irrorazione dal cielo dei campi agricoli. Era stato poi addestrato alla Scuola di volo primaria dell’Air Corps, a Randolph Field in Texas.
Quanto al Canada: il 10 settembre 1939, una settimana dopo il Regno Unito, anche quel Paese dichiarava guerra alla Germania entrando nel secondo conflitto mondiale, mentre gli Usa ne restavano fuori (vi sarebbero entrati solo l’8 dicembre del 1941, dopo il terribile raid giapponese su Pearl Harbor). Così molti piloti americani, impazienti di entrare in azione, decisero di arruolarsi nelle Forze aeree canadesi e quel Paese divenne sede del British Commonwealth Air Training Plan. Una scelta fatta anche da John Harvey Curry, che si presentò ad Ottawa il 27 agosto 1940 e fu subito inquadrato come Ufficiale di Volo. Al momento dell’arruolamento, infatti, poteva già vantare 1.500 ore alla guida di un aereo.
Completata la formazione e divenuto istruttore militare, fu inviato oltre Oceano in Gran Bretagna il 20 novembre 1941, passando poi per il 137° Squadrone RAF per approdare al 601° dove fu promosso Flight Lieutenant (Tenente di Volo) e con il quale fu impegnato prima nella difesa dell’Isola di Malta a giugno del 1942 e poi nel Deserto Occidentale a sostegno della campagna del Nord Africa. In questo scenario il 10 agosto 1942 fu assegnato alla scorta del velivolo che portava il Primo Ministro del Regno Unito, Winston Churchill, al Cairo in Egitto.
Uno Spitfire simile a quelli pilotati da Curry con l’80° Squadrone RAF.
Nei raid sul Deserto Curry mostrò tutto il suo coraggio e il suo valore, con una serie incredibile di vittorie: sette aerei distrutti, due probabili e tre danneggiati nei soli mesi di settembre e ottobre 1942. Ciò gli valse l’assegnazione dell’onorificenza della Distinguished Flying Cross il 1° febbraio 1943 e il Comando dell’80° Squadrone RAF da giugno 1943, schierato in Medio Oriente. Promosso Squadron Leader il 2 dicembre 1943 sempre all’80° che, a gennaio 1944, fu spostato in Italia. E così torniamo a quella mattina del 2 marzo quando, durante la traversata dall’Adriatico verso il Lazio, Curry si trovò a sorvolare l’Abruzzo e in particolare l’Altopiano delle Rocche. Qui notò tre carriarmati tedeschi bloccati dalla neve sulla strada per l’Aquila e senza pensarci due volte decise di prenderli di mira.
L’abbattimento e la planata
Così il pilota texano scese rapidamente a bassa quota e, tutto preso dall’inaspettato obiettivo, non si rese conto della presenza di una batteria contraerea Flak piazzata dai tedeschi in località “Mammarale” (nascosta nelle vecchie cave di sabbia accanto alla SS696 tra Rovere e Rocca di Mezzo). Un colpo centrò in pieno il motore mettendolo fuori uso e costringendo Curry a ricorrere a tutte le sue abilità acrobatiche. Fece compiere allo Spitfire un’ampia virata in planata, puntando il muso dell’apparecchio verso il grande spazio libero dei Piani di Pezza ad Ovest di Rocca di Mezzo per tentare un atterraggio forzato.
Cosa che gli riuscì, anche perchè l’impatto – avvenuto non molto lontano dal Vado di Pezza – fu attutito dallo spesso e soffice manto di neve fresca caduta in abbondanza nei giorni precedenti nonostante l’incipiente primavera.
I report contenuti nell’Operations Record Book dell’80° Squadrone sono molto stringati. Queste le traduzioni integrali:
2 marzo 1944
Velivolo (Equipaggio)
Spitfire E.S. 286 Vb (S/Ldr John Harvey Curry DFC – Canada)
Spitfire M.A. 358 Vc (F/O Wolf Jacob Morris)
Spitfire J.K. 264 Vc (F/O Murray Adams – Australia)
Spitfire E.R. 471 Vb (Lt. Roylance Arthur Henwick – Sudafrica)
Compito Pattuglia offensiva
Decollo ore 13:05 – Fine missione ore 14.15
Quattro Spitfire V usciti in ricognizione armata alla ricerca di veicoli nemici nell’area di Rieti. Nel volo di andata attaccati tre carriarmati al punto G.6098 fermi sulla strada per l’Aquila. Incontrata una contraerea estremamente accurata da tre postazioni al punto B.6201. Lo Squadron Leader J.H. Curry DFC (O.C. 80 Sqdn) colpito al motore. Ha effettuato un atterraggio forzato nella neve a circa 5 miglia (8 km) dal punto G.5498 nella neve. Ha riferito via radio di essere illeso ed è stato visto mentre scendeva dal suo aereo e camminava. I restanti aerei sono tornati alla base.
Un piccolo professore sloveno
Passiamo ora al punto di vista dei paesani di Rocca di Mezzo, narrato dal compianto professore Mario Arpea nel suo racconto dal titolo “Un inverno di tanti anni fa” contenuto nel libro “I giorni dell’Altipiano”:
«Sgomberata la strada, riprendeva subito il frenetico andirivieni degli automezzi – descrive Arpea, riportando l’uso del comando nazista di ricorrere alla manovalanza locale per la spalatura della neve – e con essi riapparivano, nel cielo terso, i ricognitori alleati, altissimi sul pianoro immacolato. Il giorno che uno di questi perse quota e cadde, dopo un estremo tentativo di atterraggio a Pezza – precisa Arpea – furono in parecchi ad accorgersene, ma a piombare sul posto per primo fu un piccolo professore sloveno, da tutti ritenuto un pessimo sciatore. Come avesse fatto ad arrivare tanto presto, e cosa avesse detto all’aviatore lui solo lo sa, perché quando giunse in loco una pattuglia di tedeschi (e intanto s’era fatto scuro) il pilota non c’era più e al mattino era scomparsa ogni sua traccia, coperta dalla nevicata. È rimasto un mistero dove fosse diretto e chi lo avesse aiutato con quel tempo e in quella plaga – aggiunge Arpea – corse voce che un ufficiale inglese aveva trovato rifugio quei giorni al Corvaro (l’apparecchio – presto ridotto in pezzi – era di marca inglese), ma che fosse così non si potè appurare. Naturalmente il professore negò: tuttavia lui e gli altri “internati” furono sottoposti da quel momento a una sorveglianza maggiore».
Gli “internati” – come ricorda lo stesso Arpea – erano arrivati a Rocca di Mezzo «due o tre anni prima, la gente del posto li aveva accolti bene, qualcuno si era sposato. La maggior parte era stata “confinata” per misura precauzionale, gli ebrei perché erano scattate le leggi razziali. Appartenevano ad ogni età e condizione: professionisti, impiegati, operai, studenti ed artisti». E Arpea fa anche un altro riferimento al “professore sloveno” intervenuto subito dopo la caduta dello Spitfire: era un uomo «chiuso e scontroso, che conosceva a menadito la zona, sembra che girasse anche di notte e la perfetta dimestichezza dei luoghi gli giovò, quando riuscì a scappare sotto il naso delle SS venute per catturarlo».
Nel corso di una pubblica lettura organizzata nell’estate del 2004 dalla Biblioteca di Rocca di Mezzo dell’Agenzia di Promozione Culturale, su impulso di Liberato Di Sano e Gianni Grassi, per rievocare gli eventi della Seconda guerra mondiale che avevano coinvolto il territorio, una persona presente tra il pubblico – che all’epoca dei fatti bellici aveva 15 o 16 anni ed era un esperto sciatore – riferì di essere arrivato subito sul luogo di caduta dell’aereo, dove incontrò il “professore sloveno” che gli disse di nascondersi mentre lui andò a parlare con il pilota.
Odissea sulla Maiella
John Harvey Curry uscì incolume dall’impatto, ma quello sarebbe stato solo l’inizio di un’incredibile odissea che in 16 giorni di avventurose peripezie gli avrebbe consentito di tornare via terra a Sud tra le fila degli Alleati. Possiamo ricostruire questa storia grazie alla sua dettagliata narrazione, che ha costituito la base della pratica avviata il 1° aprile 1944 per il conferimento del prestigioso riconoscimento dell’Ordine dell’Impero Britannico. Ecco, dunque, cosa avvenne dopo l’abbattimento.
Il 2 marzo 1944, subito dopo l’atterraggio d’emergenza, Curry mise fuori uso il velivolo, distruggendo le attrezzature più importanti del suo Spitfire; poi si diresse verso un rifugio poco distante. Un’ora dopo, però, fece ritorno all’aereo per tagliare dei pezzi del paracadute che gli sarebbero serviti per mimetizzarsi nel bianco della neve. «Mentre era vicino all’aereo, Curry vide due uomini avvicinarsi15 – riporta la relazione – quindi scappò verso Sud per nascondersi nella neve alta. Uno degli uomini, che era sugli sci, lo raggiunse presto e gli disse che era uno jugoslavo ed era venuto ad aiutarlo perché una squadra di ricerca nemica si trovava nelle vicinanze». L’uomo offrì a Curry i suoi sci, ma non riuscirono ad adattarli agli scarponi del pilota. Quando i due videro a circa 3 km di distanza «una pattuglia composta da una ventina di tedeschi che si stava avvicinando al passo», Curry disse allo jugoslavo di tornare con gli sci all’aereo per cancellare le tracce del suo passaggio.
L’aviatore americano, intanto, si aprì un varco nella neve alta sul fianco della montagna, continuando ad allontanarsi finché non fu esausto. Riprese un po’ di forze, continuò ad avanzare verso Est «fino a raggiungere – come riporta il resoconto – un ampio pianoro in prossimità di un pendio del Monte Sirente, dove trovò una capanna. Accese un fuoco sulle assi del pavimento e si riposò mentre i lupi ululavano nelle vicinanze». All’alba del 3 marzo 1944 continuò il suo viaggio e riuscì a raggiungere il villaggio di Secinaro, dove ricevette del cibo dalla popolazione locale prima di dirigersi verso le colline. Raggiunto il paese di Gagliano, Curry ricevette dalla popolazione vestiti e cibo e «riuscì a dormire un po’ in una stalla dove tre italiani gli fornirono della paglia come letto».
La lunga traversata sulle montagne abruzzesi
La mattina dopo fu messo in contatto con due militari sudafricani che erano a loro volta in fuga dai tedeschi e che lo portarono in una “casetta” dove si nascondevano altri cinque ufficiali – non è precisato di quale nazionalità – che erano evasi da un campo di prigionia italiano e aspettavano l’arrivo di una guida locale che potesse condurre il gruppo attraverso le linee nemiche. L’attesa, però, sarebbe stata lunga. La mattina dopo Curry, insieme agli altri, fu infatti condotto in una grotta dove il gruppo di fuggitivi rimase nascosto per una settimana.
Visto che non si era palesata alcuna guida, il 12 marzo 1944 il pilota texano e un altro ufficiale decisero di avventurarsi da soli per evitare di muoversi con un gruppo troppo numeroso e per cercare di raggiungere Popoli. Furono costretti ad avanzare immersi nella neve sino alle ginocchia. «Cominciarono a salire verso il Monte Morrone, fendendo la neve con i fianchi – racconta la relazione – dopo molte peripezie raggiunsero la vetta e proseguirono in quota per poi scendere al valico tra il massiccio del Morrone e quello della Maiella».
Nella valle avvistarono una pattuglia tedesca armata, ma riuscirono in qualche modo ad eluderla. Decisero quindi di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, scalando direttamente la Maiella: una montagna che la relazione riporta erroneamente come “Meilla” e indica alta «10.000 piedi» (che equivalgono ad oltre 3.000 metri, mentre in realtà la vetta più elevata della Maiella – quella del Monte Amaro – raggiunge solo i 2.793 metri). Non è precisato l’itinerario di salita, che avvenne in condizioni assolutamente invernali, ma è riportato solo che «riuscirono in questa impresa dopo fatiche estenuanti». Tra fame e freddo, con il decisivo aiuto iniziale della popolazione abruzzese.
L’uscita nella stretta gola
Finalmente raggiunsero una stretta “gola” e, scendendo ancora, videro l’agognata meta di quello che viene definito «il fiume Sangro», mentre in realtà non poteva che trattarsi dell’Aventino. Uscirono dalle pieghe del massiccio della Maiella e «raggiunsero la salvezza quando furono salutati dagli Indiani del 6° Lancers» (i famosi “Lancieri del Bengala” di salgariana memoria, un reggimento da ricognizione composto da Jats, Punjabis musulmani e Sikhs). Era mezzogiorno del 18 marzo 1944. Difficile individuare il punto esatto del contatto con le avanguardie Alleate. Lo studioso Saverio Malatesta (autore del libro “La tigre sulla Linea Gustav, 1943 le battaglie dell’8ª divisione indiana dal fiume Sangro a Ortona”, Edizioni Menabò, 2020) ci ha gentilmente riferito che il Quartier Generale del 6° Lancers in quel periodo si trovava a Casoli, mentre i tre squadroni erano disposti: il primo in zona Casa Petra, il secondo a Civitella Messer Raimondo e il terzo tra Torricella e Fallascoso. Quest’ultimo, però, il 18 marzo 1944 fu impegnato in alcuni scontri con i tedeschi e difficilmente i due fuggitivi sarebbero potuti passare da lì.
L’ipotesi più credibile è quella di un incontro con pattuglie dello squadrone di Civitella Messer Raimondo, più vicine alla montagna. Curry e il suo compagno di avventure potrebbero essere scesi dal Vallone di Santo Spirito passando poi per le strette Gole di San Martino. Altrimenti potrebbero aver sceso il Vallone di Palombaro, raggiungendo Casa Petra. Infine resta l’ipotesi di una discesa dal Vallone di Taranta. In ogni caso compiendo una vera impresa alpinistica, da soli e attraverso un territorio a loro completamente sconosciuto.
Al suo ritorno all’80° Squadrone, Curry lo trovò trasferito dalla base di Canne a quella di Trigno nel Comune di Montenero di Bisaccia (CB). Per poco tempo, perché il 2 aprile 1944 avvenne il trasferimento a Portici (NA) per il volo di rientro in Gran Bretagna – effettuato il 10 aprile – in preparazione dell’Operazione “Overlord”.
Il 9 maggio 1944, secondo alcune fonti nella prestigiosa sede di Buckingham Palace, Curry ricevette la Distinguished Flying Cross ottenuta con la serie di abbattimenti di velivoli nemici nel Deserto Occidentale. Il 6 luglio 1944 fu rimpatriato in Canada dove, il 1° settembre 1944, gli giunse notizia dell’assegnazione dell’onorificenza di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per la sua impresa di resistenza e coraggio sulle montagne della Maiella. Infine, congedato dalla RCAF il 25 settembre 1945, fece ritorno in Texas e nella vita civile trovò lavoro nel settore dell’industria aerospaziale, seguendo anche alcuni progetti della NASA, fino al ritiro in Florida e alla morte avvenuta il 18 marzo 2008 a Oak Hill all’età di 92 anni.
Dall’aereo alle ferratelle
Ma questa storia, già incredibile, non finisce qui. Torniamo ancora una volta indietro al 2 marzo del 1944: l’aereo del tenente John Harvey Curry – come ricordato da Arpea – «fu presto ridotto in pezzi» dagli abitanti di Rocca di Mezzo, che ne sfruttarono i preziosi materiali per realizzare rudimentali utensili e altro. I racconti dei “recuperanti”, ovunque sia caduto un aereo in Abruzzo durante la guerra, parlano di paracadute trasformati in biancheria e vestiario, pentolame realizzato con l’alluminio aeronautico, pneumatici finiti a risolare calzature con tomaie magari ricavate dalla pelle dei sedili, sino ai motori riadattati per far girare le eliche dei pescherecci. Molti pezzi degli aerei furono nascosti nelle stalle e nei fienili. Dopo la guerra sono stati dimenticati, spesso e volentieri venduti ai “ferrivecchi”.
Ma ai resti dello Spitfire del texano Curry toccò in sorte un destino più dolce. Alcune parti del motore in lega di alluminio vennero infatti fuse con maestria per realizzare niente di meno che degli splendidi stampi per ferratelle, dei pezzi unici di ottima fattura con il disegno di un bellissimo fiore di narciso. A riscoprirli a Rocca di Mezzo sono stati Liberato Di Sano e Antonella Centi. Sui ferri sono stampigliate e ben visibili le lettere “RR”, ovvero le iniziali di Remo Ronconi che insieme a Pasquale Magnante recuperò i pezzi del motore ed eseguì la fusione. In tempi recenti durante una sessione fotografica ad uno dei ferri si è spezzata la cerniera e la risaldatura si è rivelata un’operazione molto difficile per via della particolare lega con molte impurità. Nei tentativi di riparazione Liberato Di Sano ha coinvolto un artigiano e artista di Fossa (AQ), Massimo Della Morte, che è rimasto stupito per l’ottima fattura del pezzo e lo ha usato da riferimento per fondere nuovi esemplari identici all’originale. Tra gli stampi creati con i pezzi di aereo anche uno molto particolare, triplo e con possibilità di farcire l’interno.
Un dono per il Papa montanaro
Storia conclusa? Ancora no. Resta un sorprendente e suggestivo capitolo finale. Riguarda l’ultima volta in cui è stato usato il ferro originario creato con i pezzi del motore dello Spitfire di Curry. Ovvero il 9 agosto del 1986, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a Rocca di Mezzo e ai Piani di Pezza dove si erano radunati 13 mila scout dell’Agesci. Tra i vari doni, fu offerto al Pontefice un vassoio di queste ferratelle con i petali del narciso ricoperti di glassa bianca.
Karol Wojtyla, poi proclamato Santo nel 2014, tenne un discorso nel vasto pianoro dove 42 anni prima John Harvey Curry aveva fatto planare dolcemente il suo velivolo sulla neve fresca. Giovanni Paolo II ringraziò «per la possibilità di essere con voi, di essere qui, tra queste montagne; di vedere queste cime abruzzesi, di contemplare la bellezza di questa natura dell’Appennino. Non sono venuto qui per motivi protocollari – aggiunse – ma per motivi che nascono dal cuore, direi anche per ragioni di sentimento per i monti, per la natura». E nel saluto a Rocca di Mezzo rese onore alla «cara popolazione dei monti, gente laboriosa, amante delle cose semplici, gelosa custode di tradizioni che non tramontano e degli antichi usi».
Ringraziamenti
Un grazie speciale per questa ricerca va a Liberato Di Sano e Antonella Centi che, conoscendo la mia passione per gli episodi bellici in Abruzzo, mi hanno segnalato gli stampi per ferratelle realizzati con i resti dell’aereo di Curry e molti altri particolari e testimonianze locali sull’episodio. Fondamentale anche l’apporto di conoscenze dell’ing. Gianluca Mazzanti, Presidente dell’Associazione Archeologi dell’Aria, che mi ha fornito la documentazione su Curry e i report dell’80° Squadrone RAF, oltre a preziosi suggerimenti e dettagli tecnici. Un ringraziamento anche a Saverio Malatesta, che mi ha indicato il posizionamento delle forze indiane. Fondamentali anche gli aiuti che mi sono stati forniti da diversi gruppi che curano la memoria delle Forze aeree canadesi e in particolare il Tenente-Colonnello Dean Black, Executive Director della Royal Canadian Air Force Association. Infine un ringraziamento “alla memoria” dedicato a Mario Arpea e a mio padre Gianni Grassi che, insieme a Liberato Di Sano, hanno dedicato energia e passione alla ricostruzione e divulgazione della memoria storica di Rocca di Mezzo.
Scheda pilota
Nome e cognome John Harvey Curry
Soprannome “Crash”
Nato 12 agosto 1915 a Dallas in Texas (Usa)
Morto 18 marzo 2008 a Oak Hill in Florida (Usa)
Inquadramento Royal Canadian Air Force (RCAF)
Posizione Pilota
Matricola C2645
Grado Flight Official F/O, Flight Lieutenant F/L (601° Squadrone) e Squadron Leader S/L (80° Squadrone)
Onorificenze
Distinguished Flying Cross (DFC) – 601° Squadrone – 1 febbraio 1943
Ufficiale Ordine dell’Impero Britannico (OBE) – 80° Squadrone – 1 settembre 1944
Biografia
Dopo aver conseguito giovanissimo la licenza di pilota civile, Curry iniziò a solcare i cieli come pilota commerciale, acrobatico e irrorando i campi agricoli. Gestiva un piccolo aeroporto a Dallas, dove dava lezioni di pilotaggio. Durante il servizio militare era stato addestrato alla Scuola di volo primaria dell’Air Corps al Randolph Field (Texas). Prima di andare in Canada poteva già vantare 1.400 ore di volo.
27 agosto 1940 – Si arruola nella Royal Canadian Air Force ad Ottawa in Ontario, dove viene nominato Ufficiale di Volo e inquadrato come istruttore dell’Empire Training Plan. Dopo un periodo di addestramento a Trenton è assegnato come istruttore alla Bombing & Gunnery School n.1 a Jarvis in Ontario (velivoli Lysander). Poi dal 24 aprile 1941 al 118° Squadrone RCAF a Rockcliffe (velivoli Grumman Goblin).
20 novembre 1941 – Trasferito oltre Oceano in Gran Bretagna a Bournemouth e poi da dicembre 1941 alla 58ma Operational Training Unit RAF a Grangemouth in Scozia (velivoli Spitfire).
Marzo 1942 – Inserito per due settimane nel 137° Squadrone RAF con base a Matlaske nella Contea inglese di Norfolk (velivoli Westland Whirlwind). Poi trasferito ad aprile al 601° Squadrone RAF a Digby nel Lincolnshire (con velivoli Spitfire).
1 giugno 1942 – Promosso Tenente di Volo (Flight Lieutenant).
3 giugno 1942 – Lascia la Gran Bretagna e viene spostato con il 601° Squadrone RAF nel Mediterraneo. Decolla con altri 31 piloti dalla portaerei HMS “Eagle” nell’ambito dell’Operazione “Style” per rinforzare le difese dell’Isola di Malta messa sotto assedio. Nl trasferimento quattro aerei inglesi vengono abbattuti dalla Luftwaffe.
26 giugno 1942 – Volando con gli Spitfire su Malta, Curry ottiene il suo primo “trofeo” abbattendo un Macchi MC.202 italiano.
10 agosto 1942 – Il Primo Ministro del Regno Unito, Winston Churchill, si reca al Cairo in Egitto con i nuovi piani della strategia alleata. Presenta il Comandante Montgomery, da contrapporre alla figura di Rommel. Curry è tra i piloti ai quali viene affidato il delicato compito di scortare il velivolo di Churchill in zona di guerra: “Ho volato accanto al suo aereo così vicino da poterlo vedere – dichiara alle agenzie di stampa due settimane dopo – mi ha fatto il saluto con le dita a V, che ho ricambiato”. In un filmato d’epoca si vede per pochi secondi sullo sfondo un ufficiale con gli occhiali scuri, i baffetti e le braccia conserte che sembra assomigliare a Curry.
In seguito con il 601° Squadrone è impegnato in missioni nel Deserto Occidentale a sostegno della campagna del Nord Africa. Qui mostrerà tutto il suo valore, con una serie incredibile di vittorie: sette aerei distrutti (incluso un Junkers condiviso con altri due piloti), due probabili e tre danneggiati.
Questo l’elenco completo:
1° settembre 1942 Due Bf.109F distrutti in due diverse azioni (Burg el Arab);
7 settembre 1942 Un Bf.109F distrutto;
11 settembre 1942 Un Bf.109F probabilmente distrutto
Un MC.202 danneggiato (Burg el Arab);
29 settembre 1942 Un Ju.52 distrutto (con altri due piloti) (“Charing Cross”);
3 ottobre 1942 Un Ju.88 danneggiato;
11 ottobre 1942 Un Bf.109 probabilmente distrutto;
20 ottobre 1942 Un Bf.109F distrutto (Fuka);
21 ottobre 1942 Un MC.202 distrutto (Fuka/Daba);
23 ottobre 1942 Un Bf.109F danneggiato (El Daba);
26 ottobre 1942 Un MC.202 distrutto (El Daba).
In un articolo datato 6 novembre 1942 si riporta che Curry è il leader del 601° Squadrone in termini di vittorie, essendo accreditato di 7 aerei nemici abbattuti (compreso quello di Malta e più un ottavo aereo attribuito per un terzo). Il 601° Squadrone, notava il cronista, è stato tra quelli più impegnati nel mitragliamento nel deserto contro le truppe dell’Asse in ritirata. È stato impegnato principalmente nel mitragliamento di treni, camion, aeroporti e truppe nemiche, non in combattimenti aerei. Dall’inizio dell’ultima grande offensiva, si sottolineava infine, è stato abbattuto un solo aereo caduto sotto le armi di Curry, che ha dichiarato: “Eravamo in nove e lo abbiamo visto tutti insieme. Era un Macchi 202 ma io sono arrivato prima”.
Novembre 1942 – Inviato al Quartier Generale RAF Medio Oriente al Cairo.
21 dicembre 1942 – Il Quartier Generale della Royal Air Force Medio Oriente invia al Ministero dell’Aeronautica a Londra una raccomandazione per l’assegnazione “non immediata” di una onorificenza a Curry, con il seguente testo:
“Il tenente di volo Curry è un pilota eccezionale che mostra la massima determinazione nell’ingaggiare il nemico indipendentemente dall’opposizione incontrata. Ha distrutto almeno sette aerei nemici ed è una fonte di ispirazione per i suoi compagni piloti”.
1 febbraio 1943 – La RCAF annuncia cinque decorazioni per gli aviatori canadesi in servizio all’estero. A John Harvey Curry viene attribuita la Distinguished Flying Cross (DFC) con la seguente motivazione che ricalca quella della “raccomandazione”:
“Questo pilota è un tiratore eccezionale ed è ansioso di affrontare il nemico indipendentemente dal numero di avversari. La facilità con con cui ottiene la superiorità sul suo avversario e invariabilmente lo abbatte è un esempio che ispira i piloti meno esperti dello Squadrone. Ora ha distrutto sette aerei nemici confermati, di cui quattro accreditati come probabilmente distrutti nell’arco di tre mesi”.
Giugno 1943 – Al Comando dell’80° Squadrone RAF (prima con velivoli Hawker Hurricanes, poi con Spitfire). L’80° Squadrone – riformato come unità da caccia l’8 marzo 1937 a Kenley – nell’aprile del 1938 era stato inviato in Egitto. In seguito alla dichiarazione di guerra italiana del 10 giugno 1940 era stato poi trasferito al confine libico. A novembre dello stesso anno una delle unità era stata inviata in aiuto alla Grecia invasa dall’Italia. Successivamente lo Squadrone fu inviato in Siria, prima di trasferirsi a Cipro nel luglio 1941 e poi di nuovo in Siria nell’agosto dello stesso anno. Prese parte ai combattimenti nel Deserto Occidentale nell’ottobre 1941 e, dopo il punto di svolta della battaglia di El Alamein (23 ottobre-5 novembre 1942), fu incaricato di coprire le linee di comunicazione, rimanendo in Nord Africa.
All’arrivo di Curry l’80° Squadrone RAF era attivo nella base aerea di Edku in Egitto. Dal 5 luglio 1943 si trasferisce alla base “Savoia” di Al Abraq in Libia poi, dal 17 agosto, in quella di St Jean ad Acre in Israele. Il 7 settembre 1943 l’80° Squadrone rientra in Libia a Derna, poi nuovamente alla base “Savoia” di Al Abraq dal 19 ottobre; infine dal 9 novembre 1943 alla base di Kibrit in Egitto.
2 dicembre 1943 – Promosso Squadron Leader all’80° Squadrone RAF.
20 gennaio 1944 – L’80° Squadrone viene trasferito in Italia nella base aerea Madna in Molise nel Comune di Campomarino (CB).
23 febbraio 1944 – Trasferimento dell’80° Squadrone nella limitrofa base aerea di Canne.
2 marzo 1944 – Colpito da fuoco nemico in Abruzzo durante l’attacco a tre carriarmati e costretto ad un atterraggio forzato vicino al paese di Rocca di Mezzo (AQ).
18 marzo 1944 – Rimasto illeso nell’atterraggio, evitata la cattura e grazie all’aiuto della popolazione locale e ad una avventurosa traversata della Maiella (descritta in modo approfondito nella ricerca) insieme ad un altro ufficiale fuggitivo raggiunge le linee Alleate nei pressi del fiume Aventino e del paese di Casoli (CH).
Intanto dal 13 marzo 1944 l’80° Squadrone si era trasferito dalla base aerea di Canne a quella di Trigno nel Comune molisano di Montenero di Bisaccia (CB). Il 2 aprile 1944 trasferimento a Portici (NA) per il volo di ritorno in Gran Bretagna – avvenuto il 10 aprile – in preparazione dell’operazione “Overlord”. In patria lo Squadrone viene attestato dal 24 aprile 1944 nella base di Sawbridgeworth vicino Harlow nella Contea inglese dell’Hertfordshire.
30 marzo 1944 – Viene compilata una prima bozza per l’assegnazione di un’alta onorificenza, nella quale si specifica che Curry ha effettuato circa 130 sortite.
1 aprile 1944 – L’Air Commodore Thomas Pike raccomanda l’assegnazione a Curry di una Croce militare. La proposta viene approvata dal Quartier Generale delle Forze aeree Alleate del Mediterraneo e dal Generale Harold Alexander. Nella pratica sono descritti approfonditamente i dettagli dell’epopea vissuta dal pilota dopo l’abbattimento in Abruzzo. Giunta a Londra, l’onorificenza fu trasformata nel prestigioso riconoscimento dell’Ordine dell’Impero Britannico (OBE), ufficializzato in seguito.
9 maggio 1944 – Conferimento della Distinguished Flying Cross (DFC).
6 luglio 1944 – Rimpatriato in Canada dalla RCAF.
16 luglio 1944 – Alla Scuola Istruttori di Volo RCAF n.1 FIS (Trenton, Ontario).
1 settembre 1944 – Riconoscimento titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico.
9 settembre 1944 – Alla Operational Training Unit RCAF n. 1 (Bagotville, Quebec).
16 maggio 1945 – Assegnato al Comando Aereo RCAF n. 1.
26 maggio 1945 – Assegnato al Deposito riparazioni RCAF n. 6 (Trenton, Ontario).
18 settembre 1945 – Assegnato al Centro Rilasci RCAF.
25 settembre 1945 – Congedato dalla RCAF.
16 gennaio 1948 – Conferimento titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico.
In seguito, nella vita civile, Curry è tornato negli Stati Uniti d’America in Texas, dove ha lavorato nel settore dell’industria aerospaziale e in alcuni progetti della NASA, fino al ritiro in Florida.
Scheda aereo
Modello Spitfire Mk Vb51
Numero seriale ES286
Ditta costruttrice Castle Bromwich Aircraft Factory (Birmingham, Inghilterra)52
Motore Merlin 46 Rolls-Royce
10 dicembre 1942 – Alla 46ma RAF Maintenance Units a Lossiemouth (Scozia).
23 dicembre 1942 – Alla 215ma RAF Maintenance Units a Locharbriggs (Scozia).
11 gennaio 1943 – Con altri 5 Spitfire sulla nave “Inchanga” nel porto di Liverpool.
7 febbraio 1943 – Giunto nel porto di Takoradi (Ghana).
11 marzo 1943 – Collassato in fase di atterraggio – a causa del mancato blocco del carrello in posizione estratta – nella base aerea di Geneina (Sudan). A bordo il Sergente D.G. Page, illeso.
1 giugno 1943 – Assegnato al 93° Squadrone RAF e trasferito in Medio Oriente.
20 gennaio 1944 – Assegnato all’80° Squadrone RAF55 (codice EY), che viene trasferito dall’Egitto all’Italia nel Comune di Campomarino (CB) in Molise: prima nella base aerea di Madna e poi, dal 23 febbraio 1944, in quella di Canne.
2 marzo 1944 – Colpito da contraerea tedesca, danneggiato e costretto ad un atterraggio forzato a Rocca di Mezzo (AQ). A bordo il Leader dell’80° Squadrone RAF J.H. Curry, illeso.