A cura di Lorenzo Grassi e Carlo Galeazzi
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Sin dal dopoguerra, nella ricorrenza della razzia degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943 – attuata dai nazisti con la collaborazione dei fascisti – circolano diverse fotografie attribuite all’evento (su ogni tipo di media e persino su testate autorevoli). Per questo – nel rispetto della verità e dell’iconografia storiche – è opportuno ribadire che non esistono fotografie né video originali di ciò che avvenne il 16 ottobre 1943 a Roma.
I nazifascisti impedirono di documentare in qualsiasi modo questo crimine vigliacco e vergognoso, condotto con modalità “segrete e riservate”; mentre gli ebrei – colti di sorpresa e all’oscuro della destinazione finale – in quei frangenti avevano come priorità quella di cercare di sfuggire alla cattura. Infine, all’epoca il possesso di apparecchi fotografici non era cosa diffusa.
A marzo del 2023 due studiose del Museo Ebraico di Roma – Yael Calò e Lia Toaff – hanno provato a lanciare un appello dalla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” proprio per cercare ancora una volta delle possibili documentazioni visive della razzia. Ad oggi, purtroppo, non sono giunte risposte.
Dunque tutte le fotografie che vengono attribuite a quell’evento sono sbagliate. Per la gran parte sono immagini riferite a rastrellamenti effettuati dai nazisti nei ghetti delle città polacche (in particolare dopo la rivolta avvenuta tra aprile e maggio del 1943 in quello di Varsavia, dove i reportage fotografici furono ordinati dai vertici nazisti per documentare a Berlino lo svolgimento delle operazioni) e in tal modo andrebbero correttamente ed esplicitamente indicate, se usate a scopo illustrativo generico “di repertorio”.
Molte sono state prelevate dalle gallery online della mostra “I ghetti nazisti” allestita nel 2012 al Vittoriano per la Giornata della Memoria e dalla presentazione del libro dello storico Ian Baxter “The Ghettos of Nazi-Occupied Poland – Rare Photographs from Wartime Archives” pubblicato nel 2021.
In altri casi si tratta di fotogrammi estratti da film realizzati nel dopoguerra, dove i rastrellamenti nazisti furono ricostruiti con figuranti. Su tutti è da citare “L’oro di Roma” diretto da Carlo Lizzani nel 1961 e in particolare la sequenza dal timecode 1:29:10. Ma sono stati utilizzati anche grab presi dal cortometraggio “’43-’97” realizzato nel 1997 da Ettore Scola, con sequenza dal timecode 1:00. Un approfondimento sul tema è nel saggio di Damiano Garofalo dal titolo: “Non dimenticarlo il nostro ottobre – La retata del 16 ottobre 1943 sullo schermo“.
Alcune immagini attribuite erroneamente al 16 ottobre 1943 sono tratte dalle foto conservate al Bundesarchiv tedesco della retata effettuata dai nazisti nelle scuole del quartiere Trieste il 23 settembre 1943 per il disarmo dei militari italiani della Divisione Piave. Un altro falso raffigura in realtà un intervento del reparto celere della Polizia italiana per sedare una protesta di piazza nel 1945 (con jeep ereditate dai militari Alleati) e fa parte della Hulton-Deutsch Collection.
Una citazione a parte merita il quotidiano “l’Unità” che nell’edizione del 16 ottobre 1963 pubblicò una fotografia – nella quale si vedono delle donne, dei giovani e dei militari italiani – con la didascalia: “Le donne del “ghetto”: nei loro volti il dolore e la protesta per il disumano e criminale rastrellamento”. Tale fotografia è stata poi nuovamente pubblicata – con la didascalia “Rastrellamento del 16 ottobre al Ghetto” – nel libro “Il sole è sorto a Roma” edito nel 1965 dal Comitato provinciale di Roma dell’ANPI. Con ogni evidenza, considerata la relativa tranquillità della situazione ritratta, non appare riferita al 16 ottobre 1943; per ora non è stato possibile individuarne il riferimento corretto.
Lo stesso quotidiano “l’Unità”, nei primi anni duemila, ha invece illustrato erroneamente gli articoli usciti in occasione degli anniversari del rastrellamento degli ebrei di Roma con foto di fonte tedesca provenienti dal Bundesarchiv: in particolare quella delle forze naziste presenti nei dintorni del Viminale il 10 settembre 1943, quella dei camion germanici a piazza Venezia il 4 gennaio 1944 durante il trasferimento dei beni prelevati dall’Abbazia di Montecassino e quella dei rastrellamenti eseguiti subito dopo l’azione partigiana in via Rasella del 23 marzo 1944 con le persone fermate radunate davanti Palazzo Barberini.
Nell’ambito della mostra “16 ottobre 1943. La razzia degli ebrei di Roma”, allestita al Vittoriano dalla Fondazione Museo della Shoah in occasione della ricorrenza del 2013, sono state esposte delle fotografie inedite dei reparti militari tedeschi che presero parte all’operazione (consegnate alla storica Sara Berger dal figlio di un soldato nazista). Al momento sono le uniche foto reali attinenti con l’evento.
Non c’è dunque alcuna testimonianza visiva della razzia degli ebrei di Roma del 16 ottobre 1943? Non è così. Esistono infatti delle raffigurazioni realizzate da Aldo Gay (qui il catalogo della mostra a lui dedicata) – che fu testimone diretto dell’evento scampando al rastrellamento e tratteggiò i suoi disegni a matita dal vero – e da Pio Pullini (qui il catalogo della mostra a lui dedicata).
Gay era un giovane ebreo cresciuto tra il “ghetto” e Trastevere, che amava la pittura e la boxe. Con l’inizio delle persecuzioni fisserà sui suoi block notes le vicende dei tragici mesi dell’occupazione nazista di Roma sino alla liberazione del 4 giugno 1944. Pullini era invece un pittore, decoratore e illustratore “di regime” noto anche per i suoi acquarelli caricaturali e umoristici. Quando il clima si fece cupo e feroce, realizzò segretamente delle istantanee sarcastiche e dolenti mettendo alla berlina il regime e documentandone i lati grotteschi.
Un importante approfondimento meritano anche le fotografie con i volti delle vittime del rastrellamento e dei soli 16 sopravvissuti. Inizialmente sono state raccolte dalle famiglie oltre 300 immagini, che sono state esposte nel 2013 al Vittoriano nella mostra “16 ottobre 1943. La razzia degli ebrei di Roma” curata da Marcello Pezzetti per la Fondazione Museo della Shoah. L’allestimento è stato poi rielaborato nel 2016 con l’aggiunta di 30 volti in più nella mostra “16 ottobre 1943 – La razzia” esposta alla Casina dei Vallati.