A cura di Lorenzo Grassi
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Il 19 luglio 2023 è stata la ricorrenza dell’ottantesimo anniversario delle prime bombe cadute dal cielo su Roma, che causarono – secondo stime per difetto – tremila vittime (1.500 nel solo quartiere popolare di San Lorenzo). Fu il più terribile degli oltre 50 bombardamenti compiuti dagli Alleati sulla Città Eterna durante la Seconda Guerra Mondiale. Alle cerimonie per questa importante ricorrenza ha preso parte anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; mentre Papa Francesco ha ricordato l’episodio all’Angelus (subito dopo il tragico bombardamento, Pio XII si recò sui luoghi colpiti per portare solidarietà e conforto alla popolazione). Per fortuna le Istituzioni romane nelle tre settimane che hanno preceduto l’anniversario hanno restituito il necessario decoro – con una tempestiva opera di restauro – al Monumento in ricordo dei Caduti del 19 luglio 1943 che, ospitato nell’omonimo parco sulla via Tiburtina, versava in uno stato di degrado vergognoso.
Le lastre di cristallo con i nominativi delle 1.492 vittime accertate erano totalmente sbiadite, segno di un triste oblio. Le infiltrazioni di acqua avevano fatto proliferare il muschio sulle basi e persino la scritta “19 luglio 1943” era illeggibile. Per non parlare della retroilluminazione fuori uso, che la notte faceva calare il buio su un allestimento pensato dall’architetto Luca Zevi per accendere “dai nomi dei morti il cammino verso un orizzonte di Pace”. Ora l’intervento di restauro è stato meritoriamente promosso dal Municipio Roma II e dalla Sovrintendenza Capitolina, ma lascia comunque una certa amarezza il fatto che le Istituzioni si ricordino dei monumenti solo in occasione dei grandi anniversari.
Purtroppo, infatti, non è la prima volta che il Monumento alle vittime di San Lorenzo – inaugurato dal Presidente Ciampi e dal Sindaco Veltroni nel 2003 in occasione del 60° anniversario del bombardamento – viene lasciato per lungo tempo senza l’attenzione che merita. Già nel 2014 si erano spente le luci e nel 2017 c’era voluta una forte denuncia per spingere l’Amministrazione a mettere mano ad un restauro, effettuato nel 2018 per il 75° anniversario del bombardamento. Ma cinque anni dopo, in assenza di una cura ordinaria, si era tornati daccapo.
Quella di San Lorenzo è un’opera della memoria alla quale tengo molto perché, oltre ad essere stata progettata dall’amico Luca Zevi, ha preso le mosse da un’iniziativa di ricerca “dal basso” che avevo lanciato nel 2000 insieme all’allora presidente del Consiglio comunale di Roma, Luisa Laurelli, quando ero suo addetto stampa. In seguito la ricerca storico-anagrafica è stata affinata dal meritorio lavoro congiunto di più enti e istituzioni (Archivio di Stato, Archivio del Verano e dell’Obitorio di Roma, Anagrafe del Comune di Roma, Irsifar e Biblioteca Nazionale) arrivando ad un elenco di 1.371 nomi (poi integrato sino a quota 1.492 sul monumento). Un lavoro decisivo è stato quello svolto dall’archivista di Stato Augusto Pompeo – consultando le carte d’archivio e con riscontri all’anagrafe storica – che aveva permesso di stilare un primo elenco con 951 nomi.
Si era arrivati così – su impulso dell’allora Municipio III e della facoltà di Architettura Valle Giulia della Sapienza – al concorso per l’ideazione di un’opera commemorativa per i Caduti del 19 luglio 1943 a San Lorenzo, vinto dall’architetto Luca Zevi. Nei 70 metri di lastre di cristallo, una volta realizzato il Monumento, fu volutamente lasciato dello spazio libero per inserire ulteriori nominativi delle vittime che sarebbero dovuti emergere dall’avanzamento delle ricerche. A quanto mi risulta in tutti questi anni non vi è stato alcun costante aggiornamento e i nomi che già erano stati trovati si sono progressivamente sbiaditi.