A cura di Lorenzo Grassi
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«A maggior comodo del pubblico, affine di ovviare al disordine che può non di rado arrecare il diverso andamento dei tanti orologi in questa capitale, per ordine superiore cominciando da domani 1° dicembre un colpo di cannone tirato dal Forte S. Angelo annunzierà ogni dì alla popolazione il vero istante e preciso del mezzogiorno, quale appunto dovrebb’essere in pari tempo indicato da tutti gli orologi della città». Così il «Diario di Roma» di martedì 30 novembre 1847 annunciava alla cittadinanza che dal giorno seguente (1° dicembre 1847) sarebbe iniziata una tradizione divenuta nel tempo parte integrante dell’identità culturale della Città Eterna. Sono passati 170 anni da quel primo sparo e ancora tutti i romani lanciano uno sguardo all’orologio – o allo smartphone – quando ascoltano l’eco di quel colpo familiare.
Fu il Pontefice Pio IX a voler marcare il mezzogiorno a Roma con un colpo di cannone a salve per avere un “segnale unico” dell’ora ufficiale e mettere fine al suono scoordinato delle tante campane delle chiese. Inizialmente il colpo veniva sparato dalla terrazza di Castel Sant’Angelo (come mostra una fotografia opera di Gaetano Senni, risalente al 1890 e conservata nel Fondo Becchetti dell’ICCD – Archivio Gabinetto Fotografico Nazionale) e l’artigliere si regolava con l’ingegnoso quanto empirico sistema della “Palla di Sant’Ignazio”. Così lo racconta Willy Pocino in un suo scritto: «La determinazione esatta del mezzogiorno proveniva dall’Osservatorio astronomico del Collegio Romano, preposto alla segnalazione visiva tramite una “palla” di vimini, costituita da due tronchi di cono riuniti alla base e ricoperti di panno nero, per meglio spiccare nell’atmosfera. La palla veniva issata alle 11.56 su un’asta di pino alta 6 metri e collocata sul timpano della Chiesa di Sant’Ignazio, e poi fatta scendere alle 12 in punto. Così l’artigliere, fissando con il cannocchiale in direzione di Sant’Ignazio, poteva far esplodere il colpo in coincidenza esatta con la discesa della palla».
«Un capannello di gente si creava anche sul Corso, all’angolo di Palazzo Sciarra, in un punto da dove si scorgeva perfettamente la discesa della “Palla di Sant’Ignazio” – racconta ancora Pocino – quest’ultima andò in pensione il 25 ottobre 1925, sostituita dal segnale telegrafico (esisteva da tempo una suoneria elettrica, azionata dall’Osservatorio astronomico del Campidoglio, che entrava in funzione trenta secondi prima del mezzogiorno e cessava allo scoccare esatto dell’ora), a cui venne successivamente aggiunto, dal 28 ottobre 1930, l’ausilio visivo dei fari di colore rosso – quattro agli angoli della Torre Capitolina e due sul Vittoriano – che l’Osservatorio provvedeva ad accendere, per due minuti, alle 11.58». Questo l’annuncio riportato sui giornali dell’epoca: «A mezzogiorno, in Campidoglio, ha cominciato a funzionare il nuovo sistema di segnalazione per il colpo di cannone del mezzogiorno. Com’è noto, si tratta di un ingegnoso meccanismo di ottica, che dall’Osservatorio Capitolino è in grado di segnalare con matematica esattezza il mezzodì al cannone del Gianicolo».
La tradizione dello sparo del mezzogiorno continuò con l’Unità d’Italia. Il cannone venne però prima spostato nel 1895 nei bastioni bassi di Castel Sant’Angelo (Bastione di San Giovanni verso Lungotevere Castello) su consiglio di padre Angelo Secchi, direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano, per ovviare alla dispersione delle onde sonore; poi il 1° agosto 1903, solo per qualche mese, sulle pendici di Monte Mario (nella zona dove attualmente sorge l’Hilton), infine dal 24 gennaio 1904 e in via definitiva sul Colle del Gianicolo, da dove si fa sentire ogni giorno ancora oggi. In particolare il pezzo di artiglieria fu ricoverato nei resti del pian terreno del Casino Corsini, inglobato nei muraglioni di sostegno del Piazzale Garibaldi. Sul Gianicolo dall’agosto del 1904 fu utilizzato un cannone campale da 75 mm che era stato impiegato dall’Artiglieria del Regno d’Italia per aprire la Breccia di Porta Pia. Nell’autunno del 1906, fra il 31 ottobre e il 10 novembre, si svolse un carteggio tra il Campidoglio e il Comandante della Divisione militare di Roma, dopo che quest’ultimo aveva richiesto di prendere provvedimenti «per tutelare la incolumità delle persone durante lo sparo del cannone di mezzogiorno al Gianicolo».
Solo durante il sofferto periodo della Seconda guerra mondiale la tradizione fu interrotta per gli eventi bellici (nel 1939 lo sparo fu sostituito dal suono delle sirene). La rimessa del cannone in disuso – ricorda Pocino – fu occupata da una famiglia sinistrata, che visse per anni sotto la “protezione” dell’obice inerte. Le sirene di mezzogiorno, però, nel dopoguerra evocavano i lugubri ricordi dei bombardamenti. Così nel 1959, dopo una sollevazione popolare animata da Mario Riva (conduttore del popolare trasmissione tv del “Musichiere”) e accolta dal sindaco Urbano Cioccetti, in occasione del 2712° Natale di Roma del 21 aprile 1959 il cannone tornò ad essere protagonista. C’è chi sostiene che in questo avvenimento vi fu anche lo “zampino” di Giulio Andreotti che, come primo gesto simbolico da ministro della Difesa, volle proprio il ripristino della tradizione romana dello sparo a mezzogiorno.
Un fotoreportage dell’Istituto Luce datato 10 aprile 1959 mostra lo sfratto della famiglia dalla rimessa, l’estrazione del vecchio cannone e il posizionamento del nuovo trasportato su un camion e sollevato da una grande gru posta sul piazzale del Gianicolo. Si trattava di un obice da 149/13 la cui bocca da fuoco, preda bellica dell’Esercito Austro-Ungarico nella guerra 1915-1918, era montata su un affusto italiano. Questo pezzo ha sparato l’ultimo colpo il 1° febbraio 1991, per poi essere a sua volta sostituito con un obice Mod. 14/61, risultato di un assemblaggio della bocca da fuoco da 105/22 su un affusto di 88/27 (entrambi impiegati durante la Seconda guerra mondiale). Il cannone è stato nuovamente sostituito con un modello più aggiornato nel maggio del 1996. Attualmente la squadra di cinque artiglieri è fornita dal Reggimento Addestrativo del Comando Artiglieria, mentre il segnale per lo sparo è rilevato telefonicamente.
A memoria degli storici e degli appassionati, in tantissimi anni l’appuntamento con il mezzogiorno è mancato pochissime volte: il 16 agosto 1863 per negligenza di un artificiere francese, il 20 settembre 1870 quando a Roma risuonarono le cannonate dell’assedio, il 22 gennaio 2009 per l’improvvisa indisponibilità del sottufficiale capo della squadra dei tre “serventi al pezzo” e il 19 maggio 2020 per l’inceppamento di un congegno di sparo. In altri casi il cannone ha sparato in ritardo, come in un giorno imprecisato del 1910 o 1911 quando tardò di un quarto d’ora perché il colpo delle 12 aveva fatto cilecca e l’artigliere dovette ricaricare il pezzo o, più di recente, l’8 giugno 2019 per il tiro della cordicella con poco strappo da parte di una soldatessa.
In diverse occasioni è stata messa in dubbio l’opportunità e l’utilità dello sparo, soprattutto per la copertura dei costi (intorno ai 42 mila euro annui tra il 2004 e il 2010), ma alla fine si è sempre trovata una soluzione per non interrompere la tradizione.
Va ricordato che prima del colpo di cannone la regolazione degli orologi della città avveniva grazie al riferimento fornito dalla Meridiana di Santa Maria degli Angeli, come ricorda una lapide esposta nella basilica.
Quanto ai cannoni sul Gianicolo, si può far cenno in conclusione anche ai 21 colpi a salve che vengono sparati con sei obici da 105/14 e cadenza di 30 secondi in occasione del giuramento dei Presidenti della Repubblica (le ultime occasioni il 3 febbraio 2015 e il 3 febbraio 2022 per i giuramenti di Sergio Mattarella).