A cura di Lorenzo Grassi
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Frasi terribili, che spuntano fuori dai file dell’intelligence Usa sulle missioni aeree della Seconda guerra mondiale rimasti nascosti nei meandri degli archivi: «Bombs were not confined to target area» («le bombe non sono rimaste all’interno dell’area obiettivo»). Un’ammissione e una conferma, 75 anni dopo, degli «errori» che trasformarono il primo bombardamento di Roma del 19 luglio 1943 in una carneficina degli abitanti del quartiere di San Lorenzo, con migliaia di morti.
La parte del rapporto che ammette l’errore nei bombardamenti su Roma.
Obiettivo del raid degli Alleati erano gli snodi di smistamento ferroviari, in particolare quello di Tiburtina. Ma, come si evince da un report del 97° Bombardment Group americano, gli ordigni finirono fuori obiettivo e «some crews reported dense pall of smoke made any exact observations impossible» («qualche equipaggio ha riferito di una densa coltre di fumo che rendeva impossibile qualsiasi osservazione precisa»). In quella «coltre di fumo», dopo la primissima ondata di bombardieri, le successive lanciarono alla cieca i loro micidiali carichi.
Dopo le prime bombe il fumo ricopre una vasta area del quartiere di San Lorenzo.
Il report – riferito agli Squadroni 340, 341, 342 e 414, che furono solo una piccola parte degli imponenti stormi mobilitati dalla Strategic Air Force americana nell’attacco sulla Capitale – annota il decollo di quaranta B-17, le gigantesche “Fortezze volanti”, alle ore 7.55 (con due velivoli rientrati, 37 in azione e uno «missing»). Viene poi indicato che il bombardamento ha avuto inizio alle 11.43 e sono state sganciate 456 bombe da 500 libbre (circa 226 kg) da una quota di 22.500 piedi (6.858 metri). Un po’ più in alto dei famosi “Twenty angels” (“Venti angeli sopra Roma”) di quota 20.000 piedi.
Una cartolina americana in ricordo del primo bombardamento di Roma.
Quanto ai «risultati», «le bombe non sono rimaste all’interno dell’area obiettivo – come specifica il report – ma non sono andate oltre le 500 yards (457 metri) verso Ovest e le 300 yards (274 metri) verso Nord. In generale l’obiettivo è stato ampliato rispetto a quanto pianificato con una leggera concentrazione verso la parte Sud».
Il confronto tra gli obiettivi previsti e quelli effettivamente colpiti a San Lorenzo.
Infine la nota sugli «estesi incendi» e sulla «densa coltre di fumo» che occultava completamente la vista del terreno. Un velo persistente, tanto che in un altro report – corredato di immagini e riferito alle ricognizioni post missione – si legge: «Le aree delineate erano oscurate dal fumo e non è stato possibile contare con precisione le esplosioni avvenute al loro interno». Da segnalare, come curiosità, anche una notazione “politica” presente nel diario mensile di luglio 1943 del 97° Bombardment Group americano: «The dictator’s boasts sounded very meek compared to the rending explosions of our bombs dropping in his back yard» («Le vanterie del dittatore sono apparse ben miti rispetto alle laceranti esplosioni delle nostre bombe che cadevano nel suo cortile di casa»).
IL MISTERO DEL VOLANTINO “FANTASMA”Nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1943 furono lanciati su Roma dagli Alleati migliaia di manifestini che avvertivano del pericolo imminente e invitavano gli abitanti ad allontanarsi dai possibili obiettivi militari (stazioni ferroviarie, aeroporti e caserme). Molti di questi volantini furono raccolti e distrutti dalle forze di polizia, qualcuno finì nelle mani dei romani in giro a tarda ora che però li accolsero con scetticismo, come ennesima minaccia propagandistica a vuoto degli inglesi e degli americani di un bombardamento su Roma considerato impensabile. Incredibilmente, nessuno di quei manifestini è giunto in versione originale sino a noi. Grazie ad alcune testimonianze e trascrizioni nei diari, però, se ne conosce il testo e qui sopra ne presentiamo una riproduzione graficamente verosimile.
Nel 2013 sulle pagine della Cronaca di Roma del Messaggero è stato lanciato un appello per la ricerca di un possibile originale sopravvissuto del volantino lanciato poche ore prima del bombardamento di San Lorenzo. Purtroppo l’iniziativa non ha avuto alcun esito e dunque quel manifestino continua a rimanere un “fantasma”.