È possibile reagire davanti al male
di Giampaolo Celani
5 giugno 2013 - Scarica il documento.
Racconto la storia di Ugo ai miei tre figli
di Silvia Forno in Tirabassi (nipote di "Ughetto")
5 giugno 2010 - Sono la nipote di Ugo Forno, infatti mio padre era suo fratello. Ho appreso dai giornali l'ennesimo riconoscimento in onore di mio Zio, con l'intitolazione a suo nome del ponte ferroviario sull'Aniene, dove è caduto per la Patria nel 1944. Oggi ricorre l'anniversario ed è per questo che lo si ricorda. Non ho avuto il piacere di essere presente alla cerimonia di commemorazione, così come nelle altre circostanze: quando è stata scoperta la lapide al parco Nemorense o, a suo tempo, all'intitolazione di una strada ad Acilia e di una targa presso la scuola media "Settembrini" che frequentava.
Per motivi familiari sono stata sempre all'oscuro di tutto, ma oggi, grazie alla rete di internet, ho la possibilità di essere anch'io "presente" per poter esprimere i miei sentimenti e tutta la mia ammirazione nonché il dolore per questo zio che non ho potuto conoscere. Mio nonno, solo lui, quando ero bambina e poi ragazza, mi raccontava sempre di questo figlio appena dodicenne, che si comportò da persona adulta, sentendosi in dovere di "fare qualcosa" per difendere la nostra città occupata dai tedeschi, dimenticando che era solo un ragazzino, e non gli interessava di giocare con i suoi amici coetanei.
Ho un ricordo personale di mio nonno, Enea Angelo che, quando mi raccontò la storia, che mi colpì profondamente, mi confessò che si sentiva in colpa per non essere stato capace di fermarlo. Quella mattina maledetta zio era riuscito ad eludere la sorveglianza dei suoi genitori per organizzare con altre persone l'offensiva contro i tedeschi, munendosi di armi che era riuscito a trovare. Così, si recò appunto al ponte sull'Aniene per combattere contro il nemico, perché sapeva che stavano arrivando gli Americani e voleva salvare il ponte per consentire loro di inseguire i nazisti; ma una granata lo ha colpito in pieno... Nonno mi raccontò che Zio andava sempre a fare un salto in chiesa prima di andare a scuola e teneva un santino nel taschino... quel giorno il taschino si sporcò del suo sangue. Me lo descriveva come un figlio molto buono, molto generoso e dolce con tutti. Anche oggi mio Zio sarà contento di vedere che il "suo" ponte è rimasto in piedi grazie a lui.
È una storia da libro 'Cuore' e, non a caso, è stato soprannominato "Piccola vedetta romana"; una storia che devono conoscere i giovani, così come continuo a ricordarla ai miei tre figli per insegnare loro i veri valori della vita, quei valori che oggi, purtroppo, sono scomparsi, così come il Patriottismo; i tempi sono cambiati e c'è ancora violenza e guerre nel mondo, le famiglie non sono più unite come una volta. Vorrei tanto che mio Zio venga ricordato, non come piccolo eroe, ma come esempio per tutti di generosità e bontà d'animo e riscoprire quell'amore per Cristo, lo stesso amore che portava lui per il prossimo.
Sono orgogliosa di lui ma sono addolorata e, come mamma, mi sento di rimproverargli di non aver dato ascolto ai suoi genitori che lo amavano tanto e di aver procurato al fratello dolore e solitudine, che ancora oggi prova ricordandolo con affetto; mi rammarico di non averlo conosciuto, ma sento comunque di volergli un gran bene. Ringrazio veramente e personalmente tutti coloro che si interessano a mantenere vivo il suo ricordo.
Un invito a 'credere' nei nostri ragazzi
di Giampaolo Celani (vicepresidente Consiglio Municipio II)
10 giugno 2010 - Sabato scorso avrei detto la mia, ma già avevano parlato in parecchi. Quanto ha fatto Ugo Forno a mio avviso deve dirci a noi adulti di oggi di credere nei ragazzi, di dar loro fiducia, proprio il nostro atteggiamento di apertura provoca in loro una grande capacità di reazione positiva. Ugo lo dimostra. Si è preso un ruolo. Nessuno glielo ha concesso. C'era lo spazio davanti a sè. Guardate come sta la scuola media. Guardate il panorama di iniziative a favore del protagonismo attivo dei ragazzi, sono pochissime. Non si prepara loro ad essere protagonisti. Non si chiede nulla a loro. Si parla solo di bullismo, o di azioni negative svolte da qualcuno: non sarà la ricerca di identità riconosciuta? Naturalmente responsabilità a loro livello di crescita, non scimiottamento di azioni adulte.