La Linea Gustav - che tagliava trasversalmente l'Italia dal Tirreno all'Adriatico - fu voluta come caposaldo difensivo fortificato da Hitler e dal Comando supremo tedesco (su impulso del feldmaresciallo Albert Kesselring) per contrastare e ritardare l'avanzata degli Alleati da Sud sul continente dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio 1943, la destituzione di Mussolini del 25 luglio e, soprattutto, l'armistizio dell'8 settembre (anche se era da tempo nei piani dei tedeschi che subodoravano una resa separata dell'Italia). L'obiettivo - da attuare insieme ad una "ritirata combattuta" metro per metro - era trasformare lo scenario italiano in un "fronte statico", retto dal minor numero possibile di Divisioni, in modo da poter concentrare la maggior parte delle truppe sul fronte orientale russo e su quello settentrionale verso la Gran Bretagna, in considerazione del temuto sbarco. Si cercava anche di scongiurare la liberazione di Roma, che costituiva un obiettivo logistico e psicologico fondamentale.
L'avanzata degli Alleati a ridosso della Linea Gustav tra ottobre 1943 e maggio 1944.
La situazione il 5 giugno del 1944: Roma è libera, la Maiella fa ancora blocco.
Il nome della Linea ha una spiegazione nell'alfabeto tedesco. Per lo spelling dei termini nelle comunicazioni radio in ambito militare in Germania si utilizza un elenco di nomi: alla lettera G corrisponde quello di "Gustav"; come alla C c'è il nome "Casar" (Caesar), alla D c'è "Dora" e alla S c'è "Siegfried". Anche questi tre nomi furono usati dai tedeschi per battezzare altre linee difensive. La Gustav fu progettata e realizzata dall'organizzazione di costruzioni tedesca Todt, poi militarizzata, sfruttando come manodopera i civili rastrellati sul posto. La Linea fu tracciata nel tratto più stretto della Penisola, sfruttando al massimo l'orografia dei luoghi. Il massiccio della Maiella e gli Altipiani Maggiori d'Abruzzo costituivano un baluardo naturale che non avrebbe richiesto la costruzione di imponenti fortificazioni - non sono stati realizzati infatti veri e propri bunker, come sulle coste - ma unicamente una presenza mirata e capillare per il controllo del territorio con limitate forze d'élite (in particolare nella zona del Valico di Roccaraso, che rappresentava il punto debole di tutta l'architettura).
Due manifesti della propaganda nazista che vantavano la tenuta della Linea Gustav.
Si trattava in generale di un'area solitaria e impervia, a bassissima densità abitativa, con poche strade e ferrovie facilmente gestibili con piccoli presidi armati e con morfologie che non consentivano grandi movimenti di truppe. A questo si sommarono le rigide condizioni invernali, l'assenza tra gli Alleati di contingenti specializzati di montagna e la preponderanza di mezzi corazzati in estrema difficoltà su questo tipo di terreno. L'insidiosa cortina di vette e vallate convinse gli Alleati a desistere a priori - almeno in presenza della neve - da ogni tentativo di aprirsi un varco al centro della Gustav. La Linea fu invece attaccata sulle coste laterali e sfondata solo a prezzo di pesantissimi tributi di sangue: dal 20 dicembre 1943 con la battaglia di Ortona e da gennaio del 1944 con quelle di Cassino. Il tratto centrale fu "declassato" a scenario di una guerra di schieramento, con scontri fra pattuglie, scambi di colpi di artiglieria e bombardamenti aerei. Vide però in azione la brutale strategia della "terra bruciata", attuata dai nazisti per fare tabula rasa nella fascia di sicurezza a ridosso della linea di combattimento principale, con la distruzione di decine di borghi, sino al culmine dell'eccidio "terroristico" di Pietransieri, dove tra il 15 e il 21 novembre 1943 furono trucidati 128 civili inermi. Tra questi monti presero corpo anche i primi moti di rivolta e di riscatto, embrione dei movimenti di Resistenza e della decorata Brigata Maiella.