Note

La Linea Gustav fu realizzata con uno schema logistico già attuato su altri fronti ed era la più fortificata in un sistema di sbarramenti difensivi paralleli nel Centro Italia. Subito dopo la "terra di nessuno", era articolata in zona di sicurezza, posizione di resistenza e zona delle riserve. Alle spalle della linea di combattimento principale, inoltre, erano previste delle linee di arresto (sempre trincerate) dove fermare il nemico in caso di attacco di fanteria e dove le truppe avrebbero potuto spostarsi velocemente in caso di eventuale ritirata, attraversando i valichi e raggiungendo le vie di comunicazione degli Altipiani (la strada "Frentana" e la ferrovia). I criteri per la localizzazione delle postazioni miravano ad integrare gli ostacoli naturali, garantire ottime condizioni di osservazione del campo di tiro e attirare il nemico in zone più idonee a contrattacchi di piccoli reparti e con possibilità di sicuro e rapido ripiegamento. Il luogo più delicato da proteggere era il Valico di Roccaraso, possibile via in direzione di Roma lungo l'asse Sulmona-Avezzano con la Statale 5 Tiburtina.

 


Lo schema dell'organizzazione logistica difensiva della Linea Gustav.  

 
La linea di combattimento principale (HKL ovvero HauptKampfLinie) non era un'indicazione teorica, ma era tracciata con estrema precisione sulle cartografie in base ai rilievi topografici effettuati in precedenza per poi essere realizzata minuziosamente sul campo. Veniva aggiornata in base all'evoluzione degli schieramenti. Dopo il Monte Arazecca si sdoppiava nella linea di combattimento principale (sull'asse Pietransieri-Gamberale) e in quella di arresto (che passava su Maiuri, Zurrone e Costa Calda per proseguire verso Rivisondoli, Pescocostanzo, Pizzalto e Quarto di Santa Chiara sino a raggiungere il Porrara e la Maiella). Il tracciato di questa seconda linea - nell'applicazione della strategia della "terra bruciata" - fece la differenza tra la distruzione e la sopravvivenza dei borghi: Pescocostanzo, dietro la linea, fu risparmiato; il paese di Roccaraso, pienamente dentro, finì minato e distrutto; Rivisondoli, sfiorato dalla linea, vide demolita la prima fila di case.

 


Le diverse tipologie di postazioni realizzate sulla Linea Gustav.  

 
Nei passaggi obbligati delle pianure degli Altipiani furono realizzati sbarramenti anticarro, con fossati profondi sino a tre metri: uno, ad esempio, sotto Rivisondoli davanti alla Statale 84, tra l'incrocio con la Statale 17 sino alla metà della salita verso Pescocostanzo. Un altro sbarramento più breve chiudeva il Prato tra il Passo della Portella e il cimitero di Rivisondoli. Erano preceduti e seguiti da ampie zone di mine anticarro e antiuomo. Ma estesi campi minati furono predisposti anche sul versante Nord del Secine e intorno alle strade dell'Altopiano delle Cinque Miglia (dove sulla grande pianura furono infissi centinaia di tronchi per impedire atterraggi). Infine vennero costruite delle "trappole" esplosive, pronte per le demolizioni pensate per arrestare l'avanzata nemica. In questa tattica rientrano il minamento dei ponti della ferrovia a Roccaraso e la dinamite interrata sullo svincolo tra le due Statali, sia prima di Rivisondoli che al bivio con quest'ultimo. In luoghi protetti e di largo orizzonte, furono dislocate le postazioni per mitragliatrici e mortai ("tane di volpe"); gli osservatori di avvistamento ("nidi d'aquila") e i camminamenti (le vere e proprie trincee) per collegarli ai retrostanti e ben occultati posti di ricovero. In alta quota, infine, erano localizzate poche e isolate batterie contraeree, come ad esempio sul Monte Zurrone, sulla Cresta di Pietramaggiore (Rocca Pia), sul Monte Pizzalto e sul Monte Porrara.